Capitolo 7

Del secondo viaggio del nostro buon paladino Don Cyshiter della Mandria

«Olà, olà valorosi cavalieri!» Chiamava Don Cyshiter dalla propria stanza.
Per accorrere a quel grido fu interrotta la cernita dei libri. So per certo che andarono poi bruciati dalla sorella diversi tomi su Conan il barbaro, altri della saga di Mistborn e alcuni manuali del gioco Project H.O.P.E., che si trovavano nella libreria e che forse Pietro e Nicola avrebbero salvato se li avessero visti.
Quando si recarono in camera lo trovarono già fuori del letto che prorompeva nelle solite sue strida e pazzie, menando manrovesci da ogni parte e tenendo gli occhi spalancati come se non avesse mai dormito.
Lo rimisero a letto di forza e quando si fu un poco calmato, voltosi al vecchio compagno di liceo, disse:
«Dovete lasciarmi andare, Faramir. Se mi tratterrete qui condannerete tutta la Terra di Mezzo.»
«Calmati amico mio, non ti tratterrò. Ma cerca prima di rimetterti in sesto, che in queste condizioni non potresti andare lontano.»
«Non sono ferito, solo un po' pesto. Gli sgherri di Sauron non mi danno tregua, egli mi teme perché sa che io solo posso fermarlo.
Ma lo precipiterò nell'abisso insieme a Nùmenor, a dispetto di tutti i suoi incantamenti.
Ora però portatemi qualcosa da mangiare, che è quello che mi serve per rimettermi in forze, poi ci penserò io a salvare il mondo.»
Così fu fatto. Mangiò qualcosa e si addormentò di nuovo lasciando tutti meravigliati delle sue pazzie, ma non senza il dubbio che li stesse prendendo tutti in giro.

Capitolo 6

Del curioso esame che il maestro e il barbiere fecero alla libreria del nostro dotto amico

Quando Pietro e Nicola furono di ritorno, la sorella di Don Cyshiter li fece entrare in salotto.
Dacché i genitori avevano regalato l'appartamento ai Ciscitta c'era stato un tacito accordo col fratello: a lei era andata la stanza più grande e aveva diritto di prelazione sul bagno, mentre lui poteva disporre del salotto per i propri giochi e addobbare come meglio credeva la libreria.
Ebbene, vi trovarono più di mille volumi di edizioni rilegate, ordinatamente disposti e ben conservati.
«La cosa migliore da fare è gettarli fuori dalla finestra, fare un mucchio e darci fuoco in giardino. O al massimo, per evitare altre rogne con l'amministratore, mi aiutate poi a caricarli in macchina e li bruciamo in qualche prato.»
I due non volevano tirarsi indietro dal soccorrere l'amico (e la sorella che, seppur troppo magra e acida di carattere, esercitava facilmente un certo controllo mentale sui nerd) ma patteggiarono per fare quantomeno una cernita dei titoli prima di destinare i libri al rogo.

Capitolo 5

Ancora della disgrazia avvenuta al nostro paladino

Rendendosi conto di non potersi muovere, Don Cyshiter pensò di ricorrere al suo consueto rimedio contro ogni problema che era di estraniarsi pensando a qualche passo dei suoi libri.
La situazione gli riportò alla memoria il capitolo de Il Trono di Spade in cui Eddard Stark viene catturato a tradimento dalla guardia cittadina che avrebbe dovuto proteggerlo.
Accade nel primo libro (forse il secondo in Italia, dove hanno deciso di dividere il tomo in due per farci spendere il doppio dei soldi) e il grande pubblico l'avrà visto nella prima stagione dello show della HBO. Ovviamente il fatto che grazie alla serie TV sia conosciuto da milioni di persone non lo rende un fatto più vero del ponte sullo stretto di Messina.
Gli pareva comunque che calzasse a pennello con la situazione in cui si trovava e percingiuriava contro fantasmi che poteva vedere lui solo.
«Io intendevo darti la possibilità di salvare i tuoi figli, Cersei, e tu aggiungi tradimento a tradimento. Hai deluso la tua casata, il tuo re, il tuo matrimonio...»

Capitolo 4

Di ciò che accadde al nostro paladino quando lasciò l'osteria

Don Cyshiter si allontanò da quella che credeva un'osteria contento e vispo, tanto gioioso di vedersi già armato paladino che il giubilo si diffondeva fino alla cinghia di trasmissione della motocicletta.
Sulla strada provinciale ragionava fra sé e sé che, acquisita la propria Classe, doveva ora formare un party (termine tecnico che indica una compagnia di avventurieri).
Ora, senza voler tediare il lettore con la build del party, argomento che invece tanto appassionava il nostro eroe, basti dire che al termine dei suoi ragionamenti Don Cyshiter si era convinto che, essendo dotato di caratteristiche eccezionali, avrebbe potuto affrontare da solo la maggior parte delle situazioni.
L'unico ruolo che non avrebbe potuto coprire era quello del burglar, che per chi non s'intende di GdR tradurrei con "il mariuolo", figura molto utile per affrontare trappole nascoste e missioni di sotterfugio.
Il miglior candidato gli parve un suo vicino di casa, giovane di scarsa cultura che viveva con la madre barcamenandosi tra un lavoro precario e un sussidio d'assistenza, e un paio di volte si era unito a lui per brevi partite one-shot. Con l'intenzione dunque di arruolare tale nuovo intrepido, Don Cyshiter svoltò in direzione di casa.

Don Cyshiter salva una damigella
Non avea fatto molto cammino, quando da una via sterrata che si addentrava in un bosco alla destra gli parve di sentir certe voci, come di persona che si lamentasse.
«Partono senza dubbio tali voci da alcuno o da alcuna che ha bisogno
del mio soccorso. Qual buona sorte mi presenta sì tosto l'occasione di un'avventura tagliata per la mia nuova Classe.»
Sterzando nella direzione da cui sembravano provenire le voci si imbattè in una macchina ferma sul lato della carreggiata. Quando vi giunse dinnanzi vide una donna svestita dalla cintola in gpiegata sul cofano. Un uomo robusto, in piedi dietro di lei, trafficava con la fibbia della cintura, allorché Don Cyshiter dedusse che intendesse prenderla a cinghiate.