Capitolo 13

In cui bisognerebbe raccontare le vicende di Marcella, ma invece ci si perde in facezie

Nonostante i vizi della sera precedente, si levarono tutti all'alba. Chi riposato, chi coperto di punture di zanzara, chi, come Don Cyshiter, entusiasta di partire per quella strana cerimonia funebre.
Dopo circa un'ora di viaggio stavano percorrendo l'ultimo tratto della statale di Lanzo, a velocità molto morigerata per via del paladino che non poteva tenere in testa il proprio casco e che si ostinava a portare con sé quel bastone che chiamava lancia.
Nell'area verde che affianca la strada, di solito occupata da allegre famigliole per le grigliate domenicali, incontrarono un folto gruppo di ragazzi, accorsi per compiangere l'amico.
Don Cyshiter venne presentato ad alcuni dei presenti. La stranezza del suo abbigliamento spiccava anche in mezzo a persone vistosamente tatuate o cariche di pearcing; qualcuno trovò forse di cattivo gusto la sua eccentricità in un'occasione di cordoglio e gliene chiese ragione.
«La professione a cui mi son dato non mi consente di vestire altrimenti. Il passo agiato, i piaceri, il riposo son fatti soltanto per i delicati cortigiani; ma il travaglio, l'inquietudine e le armi sono proprie di quelli che vengono chiamati dal mondo paladini di Selune, dei quali io sono il minore di tutti.»

Capitolo 12

Del racconto che fece un fricchettone a quelli che stavano con Don Cyshiter

Finita che fu la medicazione, quando già Sergio Zanca pregustava un meritato riposo, un'automobile si avvicinò al rifugio della peculiare compagnie e un giovane fricchettone ne scese unendosi al resto dei suoi amici.
«Bella Pita, come butta?» Lo accolse uno della comitiva.
«Oh, raga, ma avete proprio staccato tutti i cell?
Non la sapete quella di Giò Berchetto?»
«Fa' un po' te, noi siamo in ritiro da tre giorni. Manco ti siedi intanto?»
«È morto, raga, stamattina. E dicono che è colpa di Marcella.»
«Definitivo.
Oh ma colpa, cioè in che senso?»
«'Spè' la roba più allucinante.
Che ha lasciato scritto che vuole essere cremato e che spargono le ceneri alla Stura di Lanzo, dove ha conosciuto Marcella. Il problema però è che i genitori stanno incazzati dibbrutto e ci fanno fare un funerale normale e lo portano nella tomba di famiglia.
Il suo amico Luca però, che sta incazzato dibbrutto pure lui, vuole invece fare come ha detto Giò e, siccome non può, ha invitato tutti a una commemorazione domani alla zona verde della Stura.
Facciamo tipo una preghiera a Madre Terra e ci facciamo sentire l'energia spirituale tutti insieme.
Oh, raga, è 'na roba veramente fichissima, io ci vado di fisso.»
«E ci andiamo tutti per forza, scherzi?» Dissero gli altri fricchettoni.

Capitolo 11

Di quello che avvenne a Don Cyshiter con alcuni fricchettoni

Montati di nuovo in sella si aggirarono pigramente per le strade secondarie che attraversavano il parco fluviale del Po, accompagnati dallo scroscio del fiume e del volo degli aironi.
Don Cyshiter non sembrava intenzionato a tornare sulla più comoda strada statale e Sergio Zanca, combattuto fra il desiderio di trovare una sistemazione confortevole per la notte e la paura di incrociare la polizia, non fece nulla per deviare verso posti più frequentati.
Fame e stanchezza iniziarono a farsi sentire insieme alle zanzare, prima che il sole scendesse dietro le colline del Monferrato. Fu allora che scorsero fra gli alberi un bivacco di giovani campeggiatori.
Erano essi di quegli anticonformisti nonviolenti che ricercano l'armonia col prossimo e con Madre Natura. In quella manciata d'alberi a poche centinaia di metri dal traffico avevano trovato rifugio dalle costrizioni della società consumistica ed avevano ogni intenzione di passare lì la notte in allegra compagnia.
Non avrebbero quei fricchettoni potuto accogliere Don Cyshiter con maggiore cortesia. Sergio parcheggiò Sgommodura e lo scooter fra gli alberi e subito si unì al gruppo che imbandiva una tovaglia da picnic, unendo i propri panini al resto del banchetto fatto di pane, verdure crude, frutta e vari alcolici.
«Guarda, Sergio, quale abbondanza e quale fortuna attende gli avventurieri. Un pasto simile vale più del desinare in qualsiasi ristorante d'elevata caratura.»
«Lo credo bene. Pane e cacio è la cena dei campioni, non chiedo di meglio.»