Della giammai veduta ed intesa avventura, che non fu terminata con tanto poco pericolo da cavaliere al mondo con quanto poco fu superata dal valoroso Don Cyshiter della Mandria
«O c'è un fiumiciattolo qui vicino, o c'è qualcuno che sta facendo una pisciata davvero fenomenale.» Disse Sergio Zanca. «Andiamo a vedere, che se trovo un ruscello me lo bevo tutto, comprese le salmonelle.»
A Don Cyshiter piacque il consiglio e seguì l'esploratore, ma dopo la disavventura degli Yuan-Ti non volle lasciare incustodita Sgommodura, e si mise a spingerla a mano lungo il sentiero, facendo luce col fare.
Non avevano fatto molta strada, né avrebbero potuto spingere tanto lontano una motocicletta attraverso il bosco, quando di sentì chiaramente lo scroscio di un torrente, che rallegrò molto entrambi. Non fecero però in tempo a mettere Sgommodura sul cavalletto, che un altro rumore, più inquietante, rimbombò nel buio della notte, cambiando repentinamente il loro umore.
Si trattava di un rombo sordo e profondo, che saliva e scendeva ritmicamente di intensità, alternandosi con un suono che ricordava una forte inspirazione. La solitudine, il posto, l'oscurità, lo stormire delle foglie, tutto insieme cagionava spavento, tanto più che l'alba era lontana e i due non avevano un'idea chiara di dove si trovassero.
Don Cyshiter però, animato dal suo cuore intrepido, salì in sella e imbracciò la lancia dicendo:
«Sergio, devi sapere che io nacqui per volere degli dei in questa età di leoni da tastiera per far rivivere il genuino coraggio dei tempi che furono.
A me sono riservati i perigli, le alte imprese e i memorabili avvenimenti; a me spetta far rinascere lo spirito della Tavola Rotonda, dei dodici nani che riconquistarono la Montagna Solitaria, dei nove della Compagnia dell'Anello.
Poni ben mente, fedele e accorto scudiero mio, alle tenebre di questa notte che metterebbero timore allo stesso dio Gruumsh. Questo è invece per l'animo mio stimolo e sprone, già il cuor mi si gonfia nel petto per il desiderio di intraprendere questa perigliosa avventura.
Perciò tu occultati fra le tenebre come si conface alla tua classe, e attendimi. Se non dovessi vedermi entro tre giorni tu torna a Robassomero, dove dirai all'incomparabile signora mia Avatar di Selune che questo paladino è morto affrontando un'impresa che lo rendesse degno di chiamarsi suo servo.»