7 pessime ragioni per leggere D&Don Chyshiter della Mandria

  1. Non contiene olio di palma.
    Quindi di sicuro fa bene alla salute.
  2. Tutti gli utili ricavati saranno devoluti in beneficenza.
    Al momento abbiamo un passivo di circa 30 € ma il mio parroco non vuole rimborsarmeli. Sempre pronti a condividere solo quando c'è da guadagnarci...
  3. Ora funziona l'iscrizione via email.
    Potete inserire nella barra laterale del blog l'indirizzo email di quelli che vi stanno antipatici, che verranno così tempestati di mail contenenti i nuovi capitoli.
  4. Don Cyshiter non si candiderà alle prossime elezioni.
    Questo rende la sua storia molto più credibile della maggior parte delle cose che si leggono ultimamente.
  5. Contiene una storia-nella-storia: la Novella necroerotica K626.
    Noiosa e completamente fuori contesto, proprio come la Novella del curioso indiscreto del Don Chisciotte. La cosa positiva è che essendo del tutto inutile per la trama principale, potete saltarne la lettura a piè pari.
  6. È un prodotto di nicchia.
    Non lo conosce nessuno, questo vi dà la possibilità di fare gli spocchiosi intellettuali radical-chic. Basterà che sosteniate di leggere "una rivisitazione del capolavoro di Cervantes in chiave contemporanea, con riferimenti a Gygax e altri autori moderni".
  7. C'è la foto di un gattino.
    Tutti questi motivi non vi bastano?
    Dovrò giocare sporco e mettere l'immagine di un gattino. È scientificamente dimostrato che una foto di gattino aumenta le visualizzazioni del 415,7%. Io mi limito a mettere un disegno, altrimenti verrebbe meno il punto 6.

Capitolo 33

 La novella necroerotica K626

Questa storia, frutto della passione per il GdR di una giovane adolescente in piena tempesta ormonale, viene riportata così come è pervenuta a seguito delle mie ricerche.
In quanto curatore del blog e cronista imparziale, non mi assumo alcuna responsabilità derivante dal contenuto della storia. Qualsiasi riferimento a luoghi, persone e fatti realmente accaduti, per quanto preciso e perfettamente collimante con essi, è puramente casuale.

Mentre la carrozza ci conduceva fuori Vienna, cercavo di concentrarmi ad ammirare la luna che sarebbe presto scomparsa dietro i monti aguzzi, così come quel secolo diciottesimo sarebbe stato presto travolto da una corrente di idee nuove.
Assaporavo l'odore di resina dei pini e ascoltavo il battere ritmico degli zoccoli dei cavalli, qualsiasi pensiero pur di non soffermarmi troppo sulla mia compagna di viaggio: Miss Swanson.
Quella silenziosa figlia di Malkav si era dimostrata eccezionalmente normale fino ad allora. Tutti i Fratelli del suo Clan covano devastanti aberrazioni mentali, e il fatto che le sue fossero silenti e dimenticate la rendeva solo più pericolosa e inquietante.
Il cocchiere si fermò per farsi aprire il cancello d'ingresso della tenuta Walsegg, da lì impiegò altri venti minuti per attraversare il parco lungo un viale adorno di statue di marmo.
Ci lasciò di fronte alla villa e si allontanò senza indugiare, i cavalli non amavano mai stare vicino a quelle come me.
Nessuno venne ad aprirci, il palazzo sembrava vuoto. Miss Swanson aprì il portone ed entrò senza esitazione.
«Da questa parte.» Disse incamminandosi verso un corridoio buio.
Attraversata una porta mi resi conto che stava seguendo il suono di un organo udibile in lontananza. Risalimmo verso la fonte, attraverso gallerie di quadri, esposizioni di armi, di orologi da parete e da camino, stanze affrescate e scale che erano in sé delle opere d'arte. Una dimostrazione di potere, come se il solo nome di quell'antico Primogenito, Franz von Walsegg, non fosse bastato a metterci in soggezione.
La musica proveniva da una piccola cappella sul retro della costruzione, ma non era un'opera sacra, si trattava piuttosto di una fantasia andante moderna. Quando la Malkavian aprì la porta, lo vedemmo: era seduto, anzi quasi disteso, su una poltrona di pelle rossa, il capo reclinato indietro con occhi e labbra socchiusi, i capelli sciolti lungo lo schienale, le mani abbandonate oltre i braccioli con i palmi rivolti verso l'alto.
Di fronte a lui, un giovane interpretava con trasporto il brano, scorrendo tasti e pedali di un organo rococò.
Rimanemmo immobili e silenti fino alla fine dell'esecuzione.
Nel silenzio che seguì l'eco della musica, Miss Swanson fece schioccare la lingua. Lui aprì gli occhi.
Si alzò in piedi lentamente, congedò l'organista con un cenno delle dita e venne verso di noi.
Indossava i pantaloni di un tre pezzi alla francese, ma in vece di giacca e panciotto indossava solo una camicia sfrontatamente sbottonata. Mentre si avvicinava provai una sensazione che mi era ormai estranea da tempo: mi sentii una preda, eppure ero incapace di reagire in alcun modo.

«Ma reagire a cosa, poi?»
«A quella sfrontata della sua camicia, immagino.»

Quando mi fu di fronte, prese la mia mano fra le sue. Le sue unghie erano artigli di avorio lucido; la sua pelle, più bianca dei pizzi della camicia, era solcata da vene gonfie per un pasto recente. Mi sentii mortificata: le mie mani, dai dorsi coperti di fine peluria bionda, sembravano abomini fra le sue dita perfette; poi lui mi baciò le nocche, si soffermò più del dovuto ed ebbi l'impressione che mi avesse sfiorata con la lingua, per un attimo ebbi l'impulso di ritrarmi, ma lui mi sorrise e accennò un inchino.Non riuscii a distaccare lo sguardo dal suo profilo perfetto mentre salutava alla stessa maniera l'altra ospite.

«Ma chi è, Loris Batacchi? E poi che schifo, lei c'ha le mani pelose!»
«Dai per scontato che il narratore sia una donna. Comunque sarà una Gangrel, sono vampiri che tendono a sviluppare tratti animali.»
«No, ma allora sono tutti vampiri! Colpo di scena!»

Capitolo 32

Dove Don Cyshiter torna al Rifugio degli Elfi con i propri seguaci

Per entrare nel regno segreto di Micomicone, era necessario possedere un oggetto magico custodito da un alleato del suo popolo: il re elfico che Don Cyshiter aveva conosciuto al "Rifugio degli Elfi".
Per proteggere il segreto, Dorotea lo rivelò a Don Cyshiter solo a metà strada, così la carovana subì una deviazione dopo la sosta per il rifornimento.
Quando Sergio riconobbe la loro destinazione, avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover entrare nell'ostello, avrebbe anche rinunciato alla maionese nei panini e al parmigiano sulla pasta. Ma era ormai troppo tardi per tornare indietro, l'ora di cena era giunta e tutti erano entusiasti di fermarsi in quella bettola.
La nobile Micomicona con la sua guardia del corpo precedettero il gruppo per introdurlo al re di quegli elfi. Nicola dovette scucire non pochi soldi per convincere il re elfico a dimenticare l'episodio di pochi giorni prima e concedere loro l'uso di un dormitorio. La moglie e Maritorna, invece, avevano ormai preso in simpatia la coppia di strani eroi, che aveva dato loro materiale con cui intrattenere la platea della parrucchiera per tutto il tempo di una permanente.
Alla fine, il ritorno di Don Cyshiter fu accolto con entusiasmo, e quei pochi avventori che sembravano disinteressati al paladino, prestavano tutta la propria attenzione a Dora.
Don Cyshiter andò a letto senza nemmeno attendere la cena, stremato dagli allenamenti e dalle privazioni di quella giornata e ancora assai dolorante per i copi ricevuti nei giorni precedenti.
Giuliano si lavò, si rase la barba, ed ebbe degli abiti nuovi, gentilmente forniti dall'ostello dopo una generosa donazione da parte di Pietro. Così ripulito il ragazzo era così diverso da come appariva nei boschi, da non aver più bisogno della barba posticcia per non farsi riconoscere da Don Cyshiter.