Capitolo 24

Seguita l'avventura del Lago d'Orta

Don Cyshiter attese in interesse che lo sventurato dicesse qualcosa.
«Chiunque lei sia, apprezzo la cortesia con cui mi tratta, ma posso ringraziarla solo a parole e chiedere se ha qualcosa da mangiare che può condividere.»
«Non intendo condividere solo il viatico, ma porre al vostro servizio la mia stessa spada; perché se vi è un rimedio atto a sanare il profondo dolore che la vostra condizione palesa, sarà mio onore e onere trovarlo, per l'investitura di paladino che io, benché indegno, ho ricevuto.
Sono io dunque che vi imploro, mio signore, per la molta cortesia che dimostrate, che mi raccontiate chi voi siate e la causa che vi ha tratto a vivere in queste condizioni selvagge, che non sono vostre di nascita come dimostrano il vostro orologio e il vostro bel parlare.»
Lo Stracciato d'infelice aspetto, sentendo parlare in quel modo il Paladino dalla Trista figura, non faceva altro che squadrarlo da capo a piedi, e dai piedi alla testa. Dopo averlo studiato a lungo, soggiunse:
«Se ha di che darmi da mangiare, me lo dia, per carità. Io dopo essermi sfamato farò quel che mi si chiede, in segno di gratitudine.»
Si intromise Sergio, che già vedeva le ultime briciole lasciare le sua bisacce.
«E lei e voi, e io. A sentirvi parlare si direbbe che ci sia una conferenza a Bakkingan Palas, e invece siamo solo noi tre, e stiamo in mezzo a una strada.
Per davvero in mezzo alla strada. Leviamoci di qui prima che ci mettano sotto.»
Si spostarono dunque in un luogo più sicuro, non lontano, e Sergio diede al vagabondo quanto gli rimaneva di commestibile. Quello mangiò pane e cacio infilando in bocca un boccone dopo l'altro, inghiottendo prima e masticando poi.
Quando ebbe terminato, riprese a parlare:
«Se davvero volete conoscere le mie sfortune, mi dovete promettere che non interromperete la mia storia con domande o altro, altrimenti il mio racconto finirà lì.»
Questo presupposto fece venire in mente a Don Cyshiter (e anche a me) la storiella di Sergio delle mucche traghettate, interrotta quando se ne perse il conto. Ma torniamo al nostro Stracciato, egli proseguì dicendo:
«Ve lo dico perché sono ricordi che mi fanno stare molto male e non voglio soffermarmi più dello stretto necessario, ma vi assicuro che non mancherò di dovizia di particolari e soddisferò la vostra curiosità.»
Don Cyshiter promise a nome proprio e del suo scudiero di astenersi da domande e commenti.


«Il mio nome è Giuliano, sono di Novara, dove ora probabilmente tutti i miei parenti mi stanno cercando disperati.
Al liceo ho conosciuto una bellissima ragazza che si chiama Lucia, mi sono sinceramente innamorato e ci siamo fidanzati.
I suoi genitori sono molto religiosi e tradizionalisti e non hanno mai permesso che uscissimo noi due soli. Così la nostra relazione non si è mai spinta oltre amabili chiacchierate e qualche tenero bacio.
Eravamo d'accordo di sposarci nonappena avessi finito l'università, alla festa di laurea ero l'uomo più felice del mondo. Pochi giorni dopo però mio padre mi disse che era riuscito a farmi ottenere un posto per un master presso un'azienda molto prestigiosa di Torino; un percorso di pochi mesi che mi avrebbe permesso di accedere in breve tempo ad incarichi di un certo livello.
Ne parlai anche a Lucia e ai suoi genitori, e partii per Torino con l'idea di concordare le nozze alla fine del master.
A Torino trovai un ambiente di lavoro stimolante e amichevole, imparai molte cose e feci presto amicizia con il figlio del direttore dell'azienda: Fernando, un mio coetaneo intelligente e simpatico. Di giorno ci impegnavamo per svecchiare e migliorare i progetti di persone più esperte di noi, di notte mi portava a divertirmi nei pub e nei cocktail bar.
In occasione dei pochi giorni che s concedeva come pausa estiva, mi confidò che pativa perché di solito li trascorreva con la sua ragazza, che egli aveva recentemente lasciato in modo poco piacevole. Lo invitai quindi a distrarsi venendo a passare il weekend da me a Novara.
Nella mia città, non potei fare a meno di fargli conoscere Lucia, di cui gli avevo a lungo decantato le lodi, e capii subito che quello che consideravo mio amico era stato colpito dalla sua bellezza e intelligenza.
Con una scusa o con l'altra sbirciava i nostri scambi di messaggi, si interessava delle parole dolci che mi scriveva la mia fidanzata, e io cominciai ragionevolmente ad esserne geloso.
Ad un certo punto, avevo combinato di andare a trovare Lucia con la scusa di riportarle un manuale di Pathfinder, un gioco di ruolo che mi aveva prestato...» Don Cyshiter, appena sentì nominare i giochi di ruolo, lo interruppe. «Se mi aveste fatto sapere fin dal principio che la vostra Lucia è una giocatrice di ruolo, avrei immediatamente colto la sua levatura intellettuale e spirituale, che solo per questo suo interesse la posso annoverare fra le più belle e amabili ragazze del mondo. E, di grazia, esattamente quale manuale di Pathfinder vi aveva fatto conoscere? Concordate che sia una valida alternativa alla quarta edizione di D&D? Prediligete i Forgotten Realms o Dragonlance? La bella Lucia giuoca forse nelle vesti di Master?»
Mentre Don Cyshiter faceva queste domande, Giuliano teneva la testa china sul petto, come immerso in profondi pensieri.
«Perdonatemi se ho mancato alla promessa di non interrompere il vostro racconto, ma udendo così di GdR fantasy mi sarebbe possibile il trattenermi dal parlarne quanto ai raggi del sole di riscaldare la Terra. Perdonatemi, ripeto, e la signoria vostra prosegua pura la storia, che nel contingente è la cosa che più importa.»
Solo dopo un silenzio protratto, Giuliano riprese a parlare: «Non posso pensare ad altro, né esiste al mondo cosa che me lo faccia dimenticare, e sarebbe uno stronzo chi volesse farmi credere il contrario: Raistlin amava Dama Crysania, così come lei...» «Oh, questa poi no!» Esclamò quasi urlando Don Cyshiter «Raistlin Majere ha sempre amato solo se stesso; e voi siete un ignorante se pensate che il suo affetto fosse sincero dopo che ha lasciato l'eccelsa Crysania.
Difenderò l'onore della serva di Paladine con il verbo e con la spada se necessario.»
Il Paladino dalla Trista Figura e lo Sventurato d'Infelice Aspetto presero le parti dei dei due personaggi immaginari, come se fossero i rispettivi genitori in carne e ossa; a tal punto questi giochi sciagurati avevano stravolto i loro cervelli. Ben presto Giuliano fu travolto dalla propria pazzia e, raccolto un sasso da terra, lo menò contro il petto di Don Cyshiter così forte che il colpo lo fece cadere a terra.
Sergio Zanca subito si scagliò contro il pazzo a pugni serrati, ma fu Giuliano a buttare giù lo scudiero con un colpo, per poi salirgli sopra e prenderlo a pugni sulle spalle.
Don Cyshiter presto fece per rialzarsi, ma a quel punto il vagabondo stava già fuggendo via per i boschi. Grazie alla propria armatura, il paladino era illeso, ma rinnovato nel desiderio di ritrovare quello strano individuo e conoscere il seguita della sua storia.

<= capitolo precedente  capitolo successivo=>

Nessun commento:

Posta un commento