Capitolo 31

Del piacevole resoconto di Sergio Zanca, più varie ed eventuali

Pietro Pere e Dora erano rimasti un po' in disparte rispetto a Don Cyshiter e al suo scudiero, e il maestro di scuola fece i complimenti a Dora per la sua inventiva e le sue doti recitative.
«Da piccola leggevo un sacco di romanzi fantasy, è solo che ora sono un po' arrugginita in materia.
La parte più difficile per me è moderare il linguaggio, perché il tuo amico fa e dice talmente tante stronzate che mi vien voglia di urlargli qualche bestemmia per farlo svegliare.
«No, no, non credo che servirebbe. Va benissimo come stai facendo.»
«Comunque, io uno più sbarellato non l'ho mai visto; ma ci crede veramente a tutte quelle minchiate?»
«Davvero incredibile.» Intervenne Giuliano. «Mi ricorda quasi Don Chisciotte. Anche il nome, adesso che ci penso...»
«La cosa più assurda,» spiegò Pietro, «è che, se non si parla di Dungeons & Dragons, Donato ragiona perfettamente. È anzi una persona intelligente e sensata, ragiona meglio di me finché non entra in gioco qualcosa che centri col fantasy.»

Salirono ciascuno sui propri mezzi; Giuliano andò con Pietro mentre Nicola, con la scusa di tener fede alla propria parte di guardia del corpo, si infilò nella macchina di Dora.
La piccola carovana si incamminò seguendo la strada che costeggia il lago alla lenta andatura imposta dal Grigio. Dopo Gozzano la strada proseguiva verso sud con meno curve, così Don Cyshiter ne approfittò per accostarsi a Sergio Zanca e interrogarlo:
«Dimmi, dove hai trovato Selene? Cosa stava facendo quando giungesti da lei? Come ti è sembrato che reagisse alla lettura della lettera?
Raccontami sinceramente tutti i dettagli, non omettere nulla.»
«Volendo dire la vera verità, devo ammettere che non ho consegnato il foglio.»
«Lo credo bene, visto che mi sono reso conto che non l'avevi portato con te, cosa che mi ha dato grande amarezza. Pensavo che saresti tornato indietro a prendere la missiva.» Il cipiglio di Don Cyshiter si fece severo e intimorì il già dolorante Sergio.
«Lo avrei fatto, se non l'avessi saputa a memoria.»
«La ricordi a memoria per intero in ogni sua singola parola?!»
«No, adesso no. L'ho cancellata non appena l'ho recitata a Selene. Ora come ora mi ricordo giusto che la si chiamava "tramenata Signora", no cioè, "sovrana Signora". E poi mi ricordo la fine "Vostro fino alla morte, il Paladino dalla Trista Figura."»
«Va bene, confido che la dea ti abbia ispirato al momento giusto.
Ma racconta piuttosto, come la raggiungesti? In che mansioni la trovasti impegnata?
Stava forse ella soccorrendo qualche bambino povero? O magari stava proteggendo delle gentili popolane dai chierici di un qualche dio malvagio?»
«L'ho trovata,» rispose Sergio, «che stava ordinando un aperitivo al bar della piazzetta.»
«E dimmi, ha posto attenzione a cosa avesse scelto? Perché in ogni dettaglio può nascondersi un indizio, per chi ha occhi e orecchie attenti.»
«Aveva chiesto un Martini Dry, e penso che non fosse il primo dato che c'erano già un paio di bicchieri vuoti sul bancone.»
«Io immagino, che avesse da poco offerto da bere a qualche bisognoso.
Ma andiamo avanti, come ha accolto la mia missiva? È sembrata fiera del mio coraggio? Forse commossa sapendo delle mie sventure?»
«Sembrava un po' alticcia, e quando ho chiesto se potevo sedermi vicino a lei per raccontarle una cosa, mi ha detto: "Dì quel che devi dire e poi smamma."»
«Saggi donna, ella conosce la tua logorrea e non voleva che la distraessi dai suoi importanti compiti parlando più del dovuto.
E ti ha forse chiesto resoconto di quali imprese io abbia compiuto? Ti ha domandato qualcosa delle nostre grandi avventure?»
«Non mi ha domandato niente, ma io le ho raccontato come ti stai allenando: a petto nudo, tutto sudato per i boschi a combattere con gli orsi.»
«Errasti se le dicesti degli orsi, ma non poi di molto perché potrei davvero batterne uno a mani nude, essendo ispirato da una così alta creatura.»
«È di sicuro più alta di me, però ho anche notato che porta le zeppe, avrà un tacco di dieci centimetri.»
«Ma che è, Sergio, ti sei messo a misurarvi l'altezza?»
«Eh, sì, l'ho notato mentre l'aiutavo a scendere dallo sgabello, che alla cooperativa c'hanno degli sgabelli terribili. Lo sapevi che una volta un vecchietto ciucco ci è caduto e si è rotto un femore?»
«Ammetti, comunque, che ella accompagna la sua alta statura ad una incomparabile bellezza interiore. E quando fosti accanto a lei, non sentisti forse profumo di nettare e fiori di campo?»
«Sì, in effetti ha un fortissimo odore di profumo misto a sudore rancido.»
«Questo è impossibile.» Ribatté Don Cyshiter. «So bene che fragranza emana quella rosa tra le spine. Sarai stato tu a puzzare come un cane bagnato.»
«Può darsi, visto che con questo caldo sudo un casino e non mi lavo da prima di partire per le nostre avventure. In effetti quando alzo le braccia mi arrivano delle zaffate che quasi mi faccio schifo da solo.»
«Or bene, e cosa disse quando ebbe ascoltata la mia supplica? Ti ha lasciato una missiva in risposta?»
«Disse che ti manda cari saluti, e che più che scriverti una missiva preferiva messaggiarti su whatsapp. Ma siccome le ho detto che non hai il cellulare ha comandato di andare subito da lei a meno che non hai altri affari davvero importanti.
E poi le ho chiesto se era andato da lei quell'automobilista di La Spezia, quello che hai corcato di botte sulla statale, e ha detto di sì, che le ha portato i tuoi omaggi e le è sembrato una brava persona. E poi le ho chiesto la stessa cosa dei due teppisti che hai liberato, ma quelli invece non li ha visti, quindi credo che se ribecchiamo quel Gino Passamonte, dovresti riempire di bastonate pure lui.»
«Molto bene. Ora però puoi confidarmi di quale oggetto magico ti ha fatto dono. Forse da buon mariuolo vorresti tenerlo nascosto, ma io so che personaggi come l'avatar di una dea solo soliti dare in dono oggetti magici come ricompensa per aver portato a termine una quest come hai fatto tu.
Cosa hai ottenuto? Una fionda +2? Un mantello dell'invisibilità?»
«Su Faerun va di sicuro come dici tu, ma visto che eravamo a Robassomero, Selene si è limitata ad offrirmi un piatto di rigatoni col sugo della cooperativa. E francamente erano la cosa più buona che ho mangiato da quando ho finito i panini di mia madre, e non avrei fatto a cambio con una fionda.»
«Ah, ella è liberale veramente, e al passo coi tempi!
Ma sicuramente conserva potenti artefatti da elargire a tempo debito.»

Prima dell'ingresso in autostrada, dove lo scooter di Sergio non sarebbe potuto entrare, Pietro passò in testa alla comitiva e li condusse in un'area di sosta per fare rifornimento e decidere come proseguire il viaggio.
Mentre parlavano nei pressi di una pompa di benzina, un uomo con folti baffi e avambracci quasi altrettanto pelosi, si fece loro incontro con passo deciso.
«Ma dimmi te se questo non è lo stronzo che mi ha fatto passare la notte in bianco all'ostello in Val di Lanzo.»
Solo Pietro e Nicola potevano avere idea di cosa stesse parlando, ma tutti capirono che per Don Cyshiter avrebbe potuto mettersi male.
Dora, che fino a quel momento aveva ancora il dubbio che lo stesso Donato stesse recitando per burlarsi di lei, volle cogliere l'occasione per indagare sulle gesta del ragazzo e contemporaneamente sedare gli animi.
Con la diplomazia del gentil sesso, o forse dovrei dire con la gentile diplomazia del sesso, rabbonì l'autotrasportatore e gli chiese di raccontarle l'incidente.
Andrea, così si chiamava il camionista, raccontò per filo e per segno del suo appuntamento galante e della zuffa notturna (cose di cui ho parlato nel capitolo 16).
Al sentire quel racconto, Don Cyshiter, che era ancora convinto di essere stato aggredito da un mago elfo, era già pronto a difendere la propria versione dei fatti a colpi di spada. Solo grazie alla mediazione di Dora, che per motivi diversi aveva grande ascendente su entrambi, si evitò la lite e Andrea tornò sul proprio camion e riprese la strada.
A quel punto, però, tanto la ragazza quanto Pietro e Nicola, si erano esaltati nel veder confermata l'eccezionale pazzia di Don Cyshiter e Sergio Zanca, e ella mente dei tre si insinuò un'idea bislacca.
Mentre Don Cyshiter e Sergio finivano di fare benzina, gli altri elaborarono un piano poco rispettoso delle condizioni cliniche del ragazzo della Mandria.

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