Degli estenuanti allenamenti cui si sottopose nel Cusio il valoroso paladino della Mandria
Don Cyshiter ripartì spingendo la moto, seguito di malavoglia da Sergio che dentro di sé rimuginava diversi pensieri.
«Avrei un po' di cose da dire, ma poi va a finire che tu ti incazzi e mi pigli a bastonate in testa se non sto zitto, manco fossi il tuo servo. Mi vien voglia di tornarmene da mia madre, ma tanto pure lei usava il battipanni quando dicevo qualcosa che non le andava.»
«Ho capito Sergio, ti è sorto quell'irresistibile impulso di lamentarti che a tratti ti coglie, come la fame e la sete. Né posso biasimarti più di tanto, essendo esigenza tipica della terra in cui nascesti, e essendo ormai giorni che ti ritrovi nell'impossibilità di scrivere vacue lamentele su Facebook.
Parla dunque, e ti ascolterò con la tolleranza con cui accolsi il tuo suggerimento di fuggire le ritorsioni di quegli indegni rappresentanti della legge. Ma bada che tale grazia si intende fatta solo fintanto che ci aggireremo per queste amene montagne.»
Cominciando immediatamente a godere del beneficio di quel salvacondotto, Sergio chiese:
«Ma che ti fregava di prenderti così tanto impegno per quella Cristiana, o come si chiama? E che ti importa che quell'altro fosse innamorato o no? Se tu ci passavi sopra, anziché stare a pontileggiare su tutto, il pazzo finiva la sua storia e avremmo evitato di prendere altre botte»
«Vuoi dire "pontificare". In fede mia, Sergio, se tu sapessi come so io quale alta e valente eroina fu Dama Crysania e in qual modo fu ella abbandonata, troveresti che io sia stato estremamente tollerante nell'ascoltare gli spropositi di quello sventurato.»
«Sarà, ma quello è matto, e ai matti si dà ragione, perché se non avessi avuto il solito culo, quel sasso te lo saresti beccato in fronte anziché sul petto, e allora chi la proteggeva più la tua dama?»
«Se è obbligo dei paladini difendere l'onore del gentil sesso dai pazzi come dai savi, tanto più dovuto nei confronti di una donna che ha condiviso la nostra sorte di avventurieri, e anzi ha eccelso. Sappi che, pur tralasciando la sua grande bellezza, ha rinunciato ad una vita agiata per mettersi al servizio del Bene. Innamoratasi del potente quanto egoista Raistlin Majere cercherà di aiutarlo e redimerlo, ma l'unico risultato sarà di essere abbandonata e resa cieca. E pur priva della vista ha sempre continuato la propria lotta per il Bene.
Sbaglia dunque, e anzi mente, chi acclama Raistlin Majere come eroe degno di questo nome.»
«Io non acclamo niente, dico solo che dico come il proverbio che dice "chi si fa i fatti suoi campa cent'anni" e "donne e motori son gioie e dolori".»
«Santo Pelor, Sergio, ma che vai farneticando, e che c'entrano queste tue filastrocche?!
È meglio che torni al tuo silenzio e ti occupi di spingere il tuo Grigio.»
Ora il lettore attento si starà chiedendo da dove spunti il Grigio, ossia lo scooter di Sergio, visto che in precedenza ho raccontato di come fosse stato rubato da Gino Passamonte.
Ebbene, non lo so.
Narrare le mirabolanti imprese di Don Cyshiter è un fine gioco di ricerca, immaginazione, ricostruzione e scrittura. Nel processo qualcosa deve essere andato storto, ma questi sono i fatti così come li ho ricostruiti al meglio delle mie possibilità. E se tali fatti sembrano andar contro la logica, chi sono io per dire che non possa essere andata proprio così?
E siete voi forse ancora così ancorati alle concezioni di logica aristotelica da voler negare che se una cosa è stata portata via non può essere ancora presente?
Don Cyshiter insegna diversamente.
Ma torniamo a noi...