Capitolo 2

Della prima campagna intrapresa dal prode Don Cyshiter

Fatti questi preparativi, non volle procrastinare la propria partenza, affrettato dal pensiero che il mondo avesse urgente bisogno delle sue gesta.
Fuori dalla porta di casa quanti malfattori si crogiolavano nel vizio, quanti deboli agognavano il suo scudo, quanti tabagisti impenitenti gettavano mozziconi accesi per terra, quanti utenti innocenti venivano tempestati di chiamate dai call centre!
Senza dunque far parola a nessuno di quanto aveva pianificato, una mattina particolarmente afosa abbandonò il cellulare, indossò armatura e casco, si mise la spada dietro le spalle coperta da uno scudo di compensato e montò in sella a Sgommodura.
Nonappena si vide all'aperto però lo colse un terribile pensiero che per poco non lo fece quittare la campagna appena intrapresa: si rese conto di non aver mai ricevuto una vera investitura da paladino e che, in assenza di questa, non avrebbe potuto esercitare gli incantesimi divini e le abilità speciali della sua Classe.
Questi pensieri e non altri lo fecero titubare ma infine più della ragione potè la pazzia e si risolse di farsi investire paladino dal primo appartenente all'ordine che avesse trovato, come avevano fatto molti (?!) illustri avventurieri prima di lui.
Così, procedendo lentamente sul margine destro della carreggiata...

Così, procedendo lentamente sul margine destro della carreggiata, l'eroe novello vaneggiava fra sé e sé:
«Quando comporranno un romanzo tratto dalle mie gesta di certo descriveranno questo epico giorno in cui l'intrepido Don Cyshiter della Mandria varcò la soglia del suo maniero sotto lo sguardo vigile di Selune ed Helm.
Oh fortunato ventunesimo secolo che vedi rinascere gli ordini perduti e gli antichi costumi troppo a lungo serbati in lontane strutture planari!
Ah fortunato e savio scrittore a cui sarà dato in sorte d'essere il cronista di questa peregrina storia, ti prego di non obliare la fedele Sgommodura, perpetua compagna in ogni mio viaggio e vicenda.
Speriamo che sia tu, impareggiato Robert Salvatore, ad immortalare le mie imprese. O per lo meno Francesco Barbi che colma in onestà e originalità ciò che pecca in fama.
E se fossi tu, proprio tu, o amata e odiata Licia Troisi a portare l'onere di cotanto racconto, dimentica il tuo pubblico preadolescenziale ed abbi il coraggio di non censurare le scene di inaudita violenza e di sesso, che certo abbonderanno in questa cronaca!»


Queste ed altre scempiaggini andava farneticando senza che gli accadesse alcunché degno di nota. Dopo meno di mezz'ora sulla provinciale era già disperato, bramando avidamente che gli si offrisse occasione di cimentare il valore del suo braccio.
Alcuni siti riportano che la sua prima avventura fu quella di Borgo Revel, altri dicono quella dei cartelloni pubblicitari; quello però che ho potuto ricostruire dalle testimonianze del personale della Mandria è che, un po' per la mancata colazione un po' per la convinzione che il posto migliore per trovare avventure fosse una taverna, cercò presto un luogo dove ristorarsi.
Si imbattè in un agriturismo appena al di fuori delle mura del parco naturale ma sempre immerso in quel vedre che, interrotto solo da alcuni paesi e dalle strade provinciali, si arrampica ad occidente fino al col del Lys. Giunto nello spiazzo del cascinale fermò il motociclo e smontò dall'arcione.
Stavano lì godendosi il fresco degli alberi due giovani turiste della terra degli Alemanni. Siccome ogni cosa che il nostro avventuriero vedeva o pensava, dentro di lui assumeva forma e sembianza della pazzia che le sue letture gli avevano fitta in capo, subito si convinse d'esser giunto ad un'osteria in stile medievale, rifugio di guerrieri e incantatori, e che le fanciulle fossero elfe di nobile stirpe.
Al vedere una figura così stranamente conciata, che scendeva di sella senza spogliarsi del casco, la giovani furono meravigliate e devono averlo squadrato con un misto di stupore e timore.
Alché il nostro si fece loro incontro:
«Non fuggano le signorie vostre, né paventino d'oltraggio alcuno, da che l'ordine cavalleresco da me professato divieta di far torti a chicchessia, massimamente poi a donzelle d'alto lignaggio, quali la presenza vostra vi fa conoscere.»
Quelle non capirono una parola di ciò che disse loro ma, intuendo il tono cordiale e vedendo il viso poco minaccioso sotto il casco, dedussero che fosse travestito per qualche festa in maschera.
«Buongiorno.» Cantilenarono in coro con accento tedesco.
In quel mentre si affacciò sull'uscio il gestore dell'agriturismo, uomo rustico e gioviale, il quale seppure anch'egli stupito dell'inusitato avventore gli diede il benvenuto e gli domandò di cosa avesse bisogno.
«Dacché mi risolsi a partire all'avventura non pretendo alcunché, sapendo che mio arredo saranno le armi e mio riposo il combattere. Purtuttavia è il mio corpo ad impugnare la spada e abbisogno di sostenerlo. Qualsiasi cosa possiate offrirmi per interrompere il digiuno mi sarà gradita.
Ed una latrina altresì, giacché anche i paladini sono fatti di carne ed ossa.»
«La colazione a buffet è solo per chi ha pernottato, però facciamo servizio bar.» Replicò l'altro con un sorriso di circostanza.

Entrò nella toilette senza spogliarsi dell'armatura, sbatacchiando la spada contro le pareti e la porta mentre tentava di darsi una sgrollatina senza macchiare le vesti.
Si sedette su uno sgabello e poggiò il casco sul bancone del bar.
Le due turiste erano state raggiunte da un ragazzo poco più vecchio di loro ed avevano preso posto ad un tavolino per ammirare in disparte quel buffo spettacolo.
L'albergatore da parte sua cercava di capire come comportarsi. Servì due cornetti e un té a Don Cyshiter e provò a sondare il terreno.
«State facendo una ricostruzione storica al parco?»
«Ebbene sì, mio buon oste. Ben conosco la storia dei paladini di Selune ed è mia ferma intenzione ricostruire l'Ordine.
Sappiate che il mio nome è Don Cyshiter della Mandria e, sebbene ora sia di basso Livello, presto l'eco delle mie imprese risuonerà fra i Piani.
Avrei voluto rivelar il mio nome solo a seguito di nobili atti ma mi rivelo a voi, mio buon oste, che senza forse volerlo vi siete palesato. Non porto infatti ancora le insegne della dea cui ho votato il mio braccio e quindi chi altri, se non un paladino, avrebbe arguito le mie intenzioni dal mio solo aspetto?
Qualunque sia il motivo che vi ha spinto dietro il bancone di quest'osteria, io vi dico che Selune ha ispirato la vostra intuizione e, o voi siete un paladino in incognito, oppure io mi sbaglio di grosso.»
Don Cyshiter era ormai persuaso di trovarsi in una taverna frequentata da avventurieri, vedeva intorno a sé trofei di avventure passate e respirava l'avventuroso afrore di un luogo da cui ci si avventura verso la ventura.

<= capitolo precedente   capitolo successivo =>

Nessun commento:

Posta un commento