Capitolo 33

 La novella necroerotica K626

Questa storia, frutto della passione per il GdR di una giovane adolescente in piena tempesta ormonale, viene riportata così come è pervenuta a seguito delle mie ricerche.
In quanto curatore del blog e cronista imparziale, non mi assumo alcuna responsabilità derivante dal contenuto della storia. Qualsiasi riferimento a luoghi, persone e fatti realmente accaduti, per quanto preciso e perfettamente collimante con essi, è puramente casuale.

Mentre la carrozza ci conduceva fuori Vienna, cercavo di concentrarmi ad ammirare la luna che sarebbe presto scomparsa dietro i monti aguzzi, così come quel secolo diciottesimo sarebbe stato presto travolto da una corrente di idee nuove.
Assaporavo l'odore di resina dei pini e ascoltavo il battere ritmico degli zoccoli dei cavalli, qualsiasi pensiero pur di non soffermarmi troppo sulla mia compagna di viaggio: Miss Swanson.
Quella silenziosa figlia di Malkav si era dimostrata eccezionalmente normale fino ad allora. Tutti i Fratelli del suo Clan covano devastanti aberrazioni mentali, e il fatto che le sue fossero silenti e dimenticate la rendeva solo più pericolosa e inquietante.
Il cocchiere si fermò per farsi aprire il cancello d'ingresso della tenuta Walsegg, da lì impiegò altri venti minuti per attraversare il parco lungo un viale adorno di statue di marmo.
Ci lasciò di fronte alla villa e si allontanò senza indugiare, i cavalli non amavano mai stare vicino a quelle come me.
Nessuno venne ad aprirci, il palazzo sembrava vuoto. Miss Swanson aprì il portone ed entrò senza esitazione.
«Da questa parte.» Disse incamminandosi verso un corridoio buio.
Attraversata una porta mi resi conto che stava seguendo il suono di un organo udibile in lontananza. Risalimmo verso la fonte, attraverso gallerie di quadri, esposizioni di armi, di orologi da parete e da camino, stanze affrescate e scale che erano in sé delle opere d'arte. Una dimostrazione di potere, come se il solo nome di quell'antico Primogenito, Franz von Walsegg, non fosse bastato a metterci in soggezione.
La musica proveniva da una piccola cappella sul retro della costruzione, ma non era un'opera sacra, si trattava piuttosto di una fantasia andante moderna. Quando la Malkavian aprì la porta, lo vedemmo: era seduto, anzi quasi disteso, su una poltrona di pelle rossa, il capo reclinato indietro con occhi e labbra socchiusi, i capelli sciolti lungo lo schienale, le mani abbandonate oltre i braccioli con i palmi rivolti verso l'alto.
Di fronte a lui, un giovane interpretava con trasporto il brano, scorrendo tasti e pedali di un organo rococò.
Rimanemmo immobili e silenti fino alla fine dell'esecuzione.
Nel silenzio che seguì l'eco della musica, Miss Swanson fece schioccare la lingua. Lui aprì gli occhi.
Si alzò in piedi lentamente, congedò l'organista con un cenno delle dita e venne verso di noi.
Indossava i pantaloni di un tre pezzi alla francese, ma in vece di giacca e panciotto indossava solo una camicia sfrontatamente sbottonata. Mentre si avvicinava provai una sensazione che mi era ormai estranea da tempo: mi sentii una preda, eppure ero incapace di reagire in alcun modo.

«Ma reagire a cosa, poi?»
«A quella sfrontata della sua camicia, immagino.»

Quando mi fu di fronte, prese la mia mano fra le sue. Le sue unghie erano artigli di avorio lucido; la sua pelle, più bianca dei pizzi della camicia, era solcata da vene gonfie per un pasto recente. Mi sentii mortificata: le mie mani, dai dorsi coperti di fine peluria bionda, sembravano abomini fra le sue dita perfette; poi lui mi baciò le nocche, si soffermò più del dovuto ed ebbi l'impressione che mi avesse sfiorata con la lingua, per un attimo ebbi l'impulso di ritrarmi, ma lui mi sorrise e accennò un inchino.Non riuscii a distaccare lo sguardo dal suo profilo perfetto mentre salutava alla stessa maniera l'altra ospite.

«Ma chi è, Loris Batacchi? E poi che schifo, lei c'ha le mani pelose!»
«Dai per scontato che il narratore sia una donna. Comunque sarà una Gangrel, sono vampiri che tendono a sviluppare tratti animali.»
«No, ma allora sono tutti vampiri! Colpo di scena!»


«Fräulein Katja, Miss Swanson, grazie per aver accettato il mio invito.»
I suoi occhi cinerei sembravano scavare dentro di me, se stava leggendo i miei pensieri l'unica immagine che avrebbe percepito era quella ipnotica delle sue labbra che si muovevano.
«Non sprecherò il vostro tempo prezioso, devo confessarvi che vi ho chiesto di venire perché desidero che facciate qualcosa per me.»
Se in quel momento mi avesse chiesto di strapparmi il cuore dal petto e regalarglielo, forse lo avrei fatto. Quando realizzai questo mi resi conto di essere vittima dell'Ascendente del suo Sangue, mi stava manipolando e io non avevo nessuna intenzione di impedirglielo.
«Se non siete del tutto digiune di vita mondana, avrete sentito della tragedia.» Sapevo a cosa si riferisse, ma tanto io quanto Swanson lasciammo che fosse lui a parlare.
«Una settimana fa è scomparso Amadeus Mozart, il compositore.
Un lutto incolmabile che si accompagna però alla consapevolezza che l'arte è sublime proprio perché effimera, e le sue composizioni diverranno immortali proprio perché il suo genio è stato una candela nel buio e non vi sarà nessun altro come lui.»
Poggiò una mano sulla mia spalla e una su quella di Swanson. Quelle mani, che avrebbero potuto frantumare il marmo, avevano un tocco leggero e freddo come la rugiada.
«Tuttavia mi dispiaccio di ciò che è rimasto incompiuto a causa di questo trapasso prematuro.
Mozart stava scrivendo una messa su mia commissione. Si tratta di un'opera su cui ho investito molto e da cui pretendo molto, non intendo lasciare che vada perduta, alterata o trafugata.
Normalmente affiderei l'incarico a qualcuno dei miei protetti, ma si sa che il mio Clan, quando si trova di fronte all'Arte, rischia di lasciarsi trasportare e commettere errori.»
Sfiorò i nostri visi col dorso delle dita.
«Voi invece avete tutte le qualità necessarie per recuperare gli spartiti della messa da requiem ed eventualmente accertarvi se la morte del compositore sia stata naturale o meno.
Sono certo che non mi deluderete e presto potremo parlare di cosa io possa fare per ricompensarvi.
C'è qualcosa che desiderate da me?»
Quasi non sentivo le sue parole, ero ipnotizzata dal suo polso nudo davanti alle mie labbra, percepivo il suo Sangue potente scorrere dentro le vene violacee.
Non potei più resistere, gli afferrai la mano e affondai i denti fra radio e ulna. Swanson attese solo un istante più di me, poi la sentii suggere avidamente da quello stesso corpo.
Il Conte Walsegg chiuse gli occhi e reclinò indietro il capo assaporando quel doppio orgasmo, mentre il suo fluido vitale mi riempiva la bocca e scendeva ardendo nella mia gola.

«E la miseria, ragazzi, cos'è, Sasha Grey vampiro?»
«Chi?»
«No, niente, un'artista americana, ha scritto un libro...»
«Comunque questa scena mi imbarazza un po', possiamo saltarla?»
«Sì dai, non mi sembra essenziale per la trama, passiamo al paragrafo dopo.

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