Capitolo 4

Di ciò che accadde al nostro paladino quando lasciò l'osteria

Don Cyshiter si allontanò da quella che credeva un'osteria contento e vispo, tanto gioioso di vedersi già armato paladino che il giubilo si diffondeva fino alla cinghia di trasmissione della motocicletta.
Sulla strada provinciale ragionava fra sé e sé che, acquisita la propria Classe, doveva ora formare un party (termine tecnico che indica una compagnia di avventurieri).
Ora, senza voler tediare il lettore con la build del party, argomento che invece tanto appassionava il nostro eroe, basti dire che al termine dei suoi ragionamenti Don Cyshiter si era convinto che, essendo dotato di caratteristiche eccezionali, avrebbe potuto affrontare da solo la maggior parte delle situazioni.
L'unico ruolo che non avrebbe potuto coprire era quello del burglar, che per chi non s'intende di GdR tradurrei con "il mariuolo", figura molto utile per affrontare trappole nascoste e missioni di sotterfugio.
Il miglior candidato gli parve un suo vicino di casa, giovane di scarsa cultura che viveva con la madre barcamenandosi tra un lavoro precario e un sussidio d'assistenza, e un paio di volte si era unito a lui per brevi partite one-shot. Con l'intenzione dunque di arruolare tale nuovo intrepido, Don Cyshiter svoltò in direzione di casa.

Don Cyshiter salva una damigella
Non avea fatto molto cammino, quando da una via sterrata che si addentrava in un bosco alla destra gli parve di sentir certe voci, come di persona che si lamentasse.
«Partono senza dubbio tali voci da alcuno o da alcuna che ha bisogno
del mio soccorso. Qual buona sorte mi presenta sì tosto l'occasione di un'avventura tagliata per la mia nuova Classe.»
Sterzando nella direzione da cui sembravano provenire le voci si imbattè in una macchina ferma sul lato della carreggiata. Quando vi giunse dinnanzi vide una donna svestita dalla cintola in gpiegata sul cofano. Un uomo robusto, in piedi dietro di lei, trafficava con la fibbia della cintura, allorché Don Cyshiter dedusse che intendesse prenderla a cinghiate.
«Canaglia e vile, prendersela con chi non è atto a difendersi! Imbraccia le armi e ti mostrerò quanto poco vali.»
L'uomo, vedendosi sorpreso, probabilmente scambiò il nuovo arrivato per un agente di polizia, forse prendendo la sua armatura per una tuta antisommossa.
«Agente, non stiamo facendo niente di male.»
«Che vuoi? Non mi ha nemmeno ancora pagata.» Intervenne la giovane donna.
«Ah, così dunque intendevi risarcire a scudisciate ciò che devi a questa damigella. Pagala ora e senza osar replicare, o giuro che ti trafiggo qui su due piedi.»
Mise mano alla spada e l'altro mise subito mano al portafogli.
«E ora fuggi di qui, manigoldo, e non osare farti rivedere in queste terre. E se vuoi sapere chi sia quegli che tel comanda, affinché più ti stringa il dovere dell'obbedienza, sappi che io sono il valoroso Don Cyshiter della Mandria, flagello del Caos e punitor delle ribalderie.»
Ancora declamava i suoi titoli il paladino, quando l'uomo si allontanò in retromarcia e la donna sparì nel bosco, maledicendo i poliziotti, i clienti e i pazzi.

Così disfece quel torto il valente Don Cyshiter.
Soddisfattissimo dell'avvenuto riprese la via di casa attraverso una strada più lunga, per godere della sensazione del viaggio, da sempre portatore di avventura.
«Sono stato con successo investito del titolo di paladino e poco dopo ho tolto di mano la frusta ad un nemico spietato che senza motivo alcuno batteva una fanciulla. 
In tutto saranno quantomeno 1.500 Punti Esperienza, il ché fa di me un paladino di secondo Livello!
Ora per la grazia di Selune posso guarire lievi ferite con l'imposizione delle mani e devo aver imparato un nuovo Talento. Ho passato così tanto tempo in moto che... sì "combattere in sella" è senz'altro la nouva capacità acquisita.»
Intrattenuto dai propri delirii giunse ad un'ampia rotonda che gli portò in mente quei crocicchi dove i cavalieri erranti solevan pensare quale via percorrere.
Lì, tre venditori ambulanti di angurie che avevano avuto una mattina fortunata stavano smontando il bancone ormai vuoto. Indossavano canottiere madide di sudore, tese su pance tali che si sarebbe potuto sospettare che avessero ingoiato le angurie anziché venderle.
«Felice giorno a voi, o mercanti. Procrastinate un poco i vostri affanni e porgetemi orecchio.»
«Se vuoi approfittane che so' gli ultimissimi pezzi. Te famo 6 Euri fissi l'una propo perché stamo smontanno.»
«Non già per mercanteggiare ma per portarvi speranza mi rivolgo voi.
Vi do la possibilità di innalzare le vostre misere vite da incontri randomizzati abbracciando la fede di Selune la radiante, che in me vede il suo umile servitore.»
All'udire quelle parole che non ben comprendevano e al veder meglio la strana figura che le proferiva, i mercatari si fermarono.
Uno di essi, uomo d'allegro umore e un poco più sveglio dei compagni, volle vedere dove andava a parare la messa in scena del ragazzo.
«E com'è questa Selene? Perché se c'ha un po' di carne nei posti giusti me l'abbraccio volentieri.»
«Modera il tuo linguaggio e trattieni le tue vili pulsioni, giacché non parliamo di una donna di cui disporre ma di una dea a cui votare la propria fede.»
«Bhe ma questo cambia tutto. Guarda, prima sono già passati dei testimoni di Geova e ci ho detto di andarsene affanculo.
Sono andati da quella parte, se ti sbrigi fate la strada assieme.»
«Io non andrò laddove mi vorrebbero le tue sozze parole, canaglia infame, ma dove mi guida la mia signora. Ma voi tre pagherete il fio della grave bestemmia con cui oltraggiaste la radianza di Selune.» Nel proferire queste parole abbassò la visiera e sfoderò la spada puntandola contro colui che l'aveva insultato.
Purtroppo per lui, però, Don Cyshiter non padroneggiava ancora a dovere il suo nuovo Talento di combattere in sella. Tentando di dare gas e nel contempo impugnare la spada con la stessa mano, si impicciò oltremodo. Sgommodura impennò d'improvviso e disarcionò il cavaliere, cadendo a sua volta in modo da bloccargli una gamba.
Atterrato e disarmato ma non demoralizzato Don Cyshiter gridava: «Non fuggite, o codardi, o schiavi! Attendetemi, ché non per mia colpa ma della cavalcatura sono qui disteso.»
Quello che in principio aveva tentato di vendergli le angurie, nel sentire quelle smargiasserie e nell'essersi visto minacciato con la spada, non poté far a meno di sottolineare la propria posizione intellettuale.
Avvicinatosi al caduto, prese un'asse di quelle che costituivano il bancone di vendita e gliela sbattè sulle spalle e sul casco finché non si spezzò. Gli gridavano gli altri che la smettesse, che lo lasciasse, ma quegli aveva altri argomenti da esporre. Né Don Cyshiter taceva o implorava pietà ma minacciava il cielo e la terra e quei malandrini, come chiamava i mercanti.
Raccolta una metà dell'asse, il vetturale riprese il lavoro finché non ritenne che il ragazzo avesse interiorizzato la lezione, a dispetto dell'armatura, dello scudo e del casco.

I fruttivendoli se ne tornarono nella tabella degli incontri casuali da cui erano usciti, o almeno così pensò il nostro, e lo lasciarono lì solo e macinato come grano a mulino.
Eppure era contento, parendogli che quella fosse stata una lotta da vero avventuriero. 
Ciò non di meno, rimaneva immobilizzato sul ciglio della rotonda giacché, se non gli era riuscito prima di liberarsi dal peso della moto, come avrebbe potuto farlo ora, pesto a tal modo?

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