Capitolo 5

Ancora della disgrazia avvenuta al nostro paladino

Rendendosi conto di non potersi muovere, Don Cyshiter pensò di ricorrere al suo consueto rimedio contro ogni problema che era di estraniarsi pensando a qualche passo dei suoi libri.
La situazione gli riportò alla memoria il capitolo de Il Trono di Spade in cui Eddard Stark viene catturato a tradimento dalla guardia cittadina che avrebbe dovuto proteggerlo.
Accade nel primo libro (forse il secondo in Italia, dove hanno deciso di dividere il tomo in due per farci spendere il doppio dei soldi) e il grande pubblico l'avrà visto nella prima stagione dello show della HBO. Ovviamente il fatto che grazie alla serie TV sia conosciuto da milioni di persone non lo rende un fatto più vero del ponte sullo stretto di Messina.
Gli pareva comunque che calzasse a pennello con la situazione in cui si trovava e percingiuriava contro fantasmi che poteva vedere lui solo.
«Io intendevo darti la possibilità di salvare i tuoi figli, Cersei, e tu aggiungi tradimento a tradimento. Hai deluso la tua casata, il tuo re, il tuo matrimonio...»

Volle la sorte che lungo la provinciale passasse un idraulico del paese vicino, il quale vedendo un motociclista a terra scese dal furgoncino per soccorrerlo. Don Cyshiter si convinse immediatamente di trovarsi di fronte a Varys, il maestro delle spie di corte.
«Sì Varys, sono disposto a prendere i voti come Guardiano della Notte e anche ad infangare il mio onore pur di salvare le mie figlie.»
«Signor Ciscitta, è lei?» Sollevata la visiera piena di polvere e crepe l'idraulico, che aveva servito spesso la sua famiglia, lo riconobbe ma l'altro invece di rispondere alle domande del soccorritore continuava a parlare delle proprie figlie (ossia delle figlie del personaggio che si figurava).
Il buon uomo, che pur non difettando di generosità ignorava le basi di primo soccorso, gli tolse il casco per vedere se fosse ferito e lo aiutò a liberarsi della moto che lo bloccava. Raccolse le sue poche cose e lo fece salire sul proprio furgoncino per ricondurlo a casa.
Gli domandò ancora come si sentisse ma pareva che un Mind flyer stesse banchettando col cervello del ragazzo che continuava coi suoi delirii.
«Sei davvero un cinico doppiogiochista Varys ma in qualche modo comprendo la tua fedeltà al regno
«Signor Ciscitta, sono Piero Alonso, l'idraulico. Si ricorda che ho sistemato l'impianto due anni fa e ci siamo visti anche il mese scorso per la lavatrice? La porto a casa, ha il numero di sua madre che la avviso?»
«Numero? Fu il numero 1 che superbamente volle mirare il cielo, sbattendo me per terra. E quando il dado del fato mostra il volto del fallimento, non c'è eroe che possa opporvisi.»
«Lei si chiama Donato Ciscitta, deve aver preso una botta in testa cadendo.»
«Io sono chi sono, e se voglio posso essere anche tutta la Compagnia dell'Anello al completo, giacché le gesta di tutti loro insieme non supererebbero quelle che posso compiere io da solo.»

Con queste e simili smargiasserie giunsero a Robassomero dove l'idraulico, ormai smanioso di liberarsi del logorroico passeggero, accompagnò Don Cyshiter fino al pianerottolo di casa, consegnandolo nelle mani della sorella.
Il ragazzo fu portato in camera dalla ragazza che ringraziava l'idraulico e malediceva la sorte.
«Io vengo malamente ferito per colpa di un fallimento critico; mettetemi nel mio letto e chiamate, se è possibile, l'infermiera Chips, affinché vegga che sorta di ferite son queste mie.»
Venne fatto sdraiare e presto cadde in un profondo sonno, complice anche un tremendo cocktail di ansiolitici e antidepressivi provenienti dalla riserva di sua madre, che spesso la sorella saccheggiava per uso consolatorio al posto della cioccolata, troppo calorica.
Quando fu sola decise di chiamare, anziché un medico competente, due vecchi compagni di giochi di Donato che la aiutassero a risolvere la spiacevole emergenza e a farlo tornare in sé.
Quando in seguito ebbi occasione di intervistarla dichiarò a questo proposito che avrebbe "preferito vederlo rovinarsi con le proprie mani piuttosto che farlo ricoverare nel reparto psichiatria come un vecchio che si piscia addosso, lobotomizzato a furia di pasticche."
Ora questa affermazione mi darebbe modo di aprire un'arguta parentesi sulla gestione del disagio psichiatrico nella famiglia Ciscitta e più in generale nel Sistema Sanitario Nazionale. Per fortuna però non ho né la competenza né la voglia, quindi torniamo al nostro racconto.
Arrivarono in serata Pietro Pere, che aveva fatto il liceo con Donato e ora insegnava a contratto in una scuola media, e il barbiere Nicola.
Entrambi compagni di lunghe giocate con Don Cyshiter e quindi, secondo la sentenza in contumacia della sorella, corresponsabili dello stato in cui si trovava.
«Sono i vostri giochi e questi maledetti libri fantasy che legge continuamente che lo hanno fatto uscire di testa, com'è vero che sono nata per morire.
Dopo le vostre sessioni di gioco si metteva a leggere 'sta roba e ci passava tutta la notte e anche tutto il giorno dopo. Poi pigliava la spada e andava a prendersela con l'albero in giardino: ci dava tante mazzate da togliere la corteccia. Tornava in casa tutto affannato dicendo di aver ammazzato un drago e pensava che il sudore che gli inzuppava la maglietta fosse sangue.
Forse avrei dovuto immaginare come sarebbe andata a finire ma ero troppo occupata a tenere buono l'amministratore.
Sapete com'è incazzato? Ci ha mandato una lettera e dice che se dovranno sostituire l'albero toccherà ripagarlo a noi.»
I due giovani ascoltavano la ramanzina senza osar controbattere.
«Ma la parte che vi raccomando è quando, tutto zuppo di sudore, si versava in gola mezzo bottiglione di cocacola e piantava dei rutti da far tremare i vetri gridando "SONO IO DOVAHKIIN, parlo la lingua dei draghi!" e questo l'ha imparato da te e dalle tue gare di rutti e peti.» Indicò Nicola con l'aria di chi accusa qualcuno di omicidio.
«Adesso voi andate a recuperare la moto prima che qualcuno se la porti via, poi tornate qui e mi aiutate a far sparire quei libri maledetti, altrimenti ve li infilo tutti dove so io uno per uno.»

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