Capitolo 7

Del secondo viaggio del nostro buon paladino Don Cyshiter della Mandria

«Olà, olà valorosi cavalieri!» Chiamava Don Cyshiter dalla propria stanza.
Per accorrere a quel grido fu interrotta la cernita dei libri. So per certo che andarono poi bruciati dalla sorella diversi tomi su Conan il barbaro, altri della saga di Mistborn e alcuni manuali del gioco Project H.O.P.E., che si trovavano nella libreria e che forse Pietro e Nicola avrebbero salvato se li avessero visti.
Quando si recarono in camera lo trovarono già fuori del letto che prorompeva nelle solite sue strida e pazzie, menando manrovesci da ogni parte e tenendo gli occhi spalancati come se non avesse mai dormito.
Lo rimisero a letto di forza e quando si fu un poco calmato, voltosi al vecchio compagno di liceo, disse:
«Dovete lasciarmi andare, Faramir. Se mi tratterrete qui condannerete tutta la Terra di Mezzo.»
«Calmati amico mio, non ti tratterrò. Ma cerca prima di rimetterti in sesto, che in queste condizioni non potresti andare lontano.»
«Non sono ferito, solo un po' pesto. Gli sgherri di Sauron non mi danno tregua, egli mi teme perché sa che io solo posso fermarlo.
Ma lo precipiterò nell'abisso insieme a Nùmenor, a dispetto di tutti i suoi incantamenti.
Ora però portatemi qualcosa da mangiare, che è quello che mi serve per rimettermi in forze, poi ci penserò io a salvare il mondo.»
Così fu fatto. Mangiò qualcosa e si addormentò di nuovo lasciando tutti meravigliati delle sue pazzie, ma non senza il dubbio che li stesse prendendo tutti in giro.

Quella stessa notte la sorella, con l'aiuto dei due amici, bruciò in uno spiazzo abbandonato tutti i volumi della libreria di casa, salvo quei pochi che avevano già deciso di salvare.
Un altro rimedio che pensarono intanto di porre in opera per guarire l'amico fu di rifornire gli scaffali con qualcosa che lo distraesse dalla sua ossessione, facendo leva sui sentimenti più forti dell'animo umano.
Quella notte stessa riempirono la libreria con un ingente numero di riviste pornografiche, manga hentai e altri fumetti erotici provenienti dalle loro collezioni private.
Non contenti si impegnarono ad intasargli l'hard disk di una quantità di porno tale da tenere impegnato un erotomane per settimane, convinti che queste passioni sane e naturali avrebbero risvegliato l'amico dai suoi sogni perniciosi.
«Si incazzerà a morte.» Temeva il maestro di scuola.
«Nessuno potrebbe serbare rancore a un paio di minne simili.» Lo rassicurò il barbiere. «Male che vada gli diremo che è stato un malvagio incantatore.»

Dopo due giorni Don Cyshiter si levò dal letto e la prima cosa che fece fu andare a vedere i propri libri per cercare qualcosa da leggere. Non trovandone più nemmeno uno si mise a cercarli da ogni parte.
Senza proferir parola fissava il ripiano dove prima erano allineati i romanzi di R.A.Salvatore e pareva non considerare o non vedere affatto le ragazzine dalle tette sproporzionate che si affollavano su quello scaffale.
Finalmente dopo un bel po' domandò a sua sorella dove si trovassero i suoi manuali di gioco e i suoi romanzi. Quella, un po' per mettere alla prova la sanità del fratello, un po' per vendicarsi del tempo speso ad assisterlo gli rispose:
«Li ha bruciati Fortemort. È entrato ieri notte dalla finestra a cavallo di un serpente, ha lanciato un palla di fuoco che ha bruciato i tuoi libri senza scalfire il resto della casa, e poi è volato via ridendo.»
Lui, serio: «Vorrai dire Voldemort. Non temere di pronunziarne correttamente il nome.»
«Proprio quello.»
«Egli mi odia perché una profezia ha previsto che io sconfiggerò in duello un malvagio cavaliere da lui protetto. Ma io dico che mai potrà contrastarmi né opporsi al destino.»
Già pentita di aver stuzzicato l'immaginazione troppo fervida del fratello, la ragazza cercò di correggersi: «Dai scherzavo, li ho dati via in beneficenza perché credo che queste letture ti facciano male. Mamma e papà sono d'accordo.
I tuoi amici hanno portato qualche altra cosa da leggere, dai dacci un'occhiata e distraiti.»
«Cosa?! Hai dato via la collezione che ho impiegato anni a mettere insieme, e vorresti che io mi distraessi con della pornografia?!»
Paonazzo in viso e tremante di rabbia, Don Cyshiter le urlò contro una lunga filippica che cercheò di ricostruire dal poco che la ragazza ha potuto ricordarsi.
«Veniamo continuamente bombardati da immagini e messaggi che sfruttano e sviliscono le pulsioni sessuali per pilotare i nostri desideri, le nostre idee. La letteratura è uno degli ultimi baluardi di libertà, i mondi fantastici sono la palestra dove esercitare il libero arbitrio. Situazioni e mondi possono essere inventati ma se la storia è buona non lo saranno la psicologia dei personaggi e i loro dilemmi morali.
Io vorrei con un forcipe trarre da quei libri gli eroi di cui abbiamo bisogno, quelli che potrebbero sanare i mali della nostra società. E tu vorresti che affogassi i più alti desideri nei miei stessi ormoni, sollazzandomi con questo degrado?»
Trasse dalla libreria una rivista a caso sventagliandola come prova dello scandalo, era una foto-parodia pornografica intitolata Game of Bones: Winter is cumming. Si fermò un attimo, guardò la copertina con aria accigliata e, senza perdere il cipiglio furente, andò a chiudersi in bagno.

Per quindici giorni Donato rimase a casa tranquillo, senza dar segni eccessivi di ricadere nei suoi primi vaneggiamenti.
In quei giorni s'intrattenne parlando molto piacevolmente con Pietro, Nicola e altri amici, sostenendo però che il mondo avesse sopratutto bisogno di eroi erranti, e che in lui risuscitasse l'antica cavalleria. Qualche volta gli amici si opponevano, qualche altra gli davano ragione, perché diversamente non avrebbero mai finito di discutere.
Nel frattempo però, all'insaputa degli altri, Don Cyshiter andava plagiando un suo vicino di casa, uomo dabbene (se pure così può dirsi di chi è povero) ma con poco sale in zucca. Gli raccontava di come la vita dell'avventuriero fosse sì irta di pericoli e dedita a combattere il male ma non priva di ricche ricompense sia in denaro sia in natura, da parte delle fanciulle che avrebbero aiutato.
Sergio Zanca, così si chiamava, avrebbe potuto essere suo scudiero anche senza prendere i voti di paladino. Sarebbe stato utile che livellasse come bardo o come ladro, purché si mantenesse di allineamento buono e non derubasse nessuno se non per servire un bene maggiore (e anche in questo caso sarebbe stato severamente redarguito dando atto a divertenti siparietti).
Don Cyshiter dal canto suo non avrebbe avuto interesse ad accumulare ricchezze e gli avrebbe lasciato qualsiasi tesoro trovato. Presto le loro gesta li avrebbero resi famosi e avrebbero avuto uno stuolo di ammiratrici, che avrebbe lasciate tutte allo scudiero. Un giorno sarebbero state tante, assicurava Don Cyshiter, che avrebbe disposto di un proprio harem.
Tanto promise e favoleggiò che il povero disoccupato si convinse a partire con lui e seguirlo in qualità di scudiero (ladro di allineamento caotico buono).

Don Cyshiter si diede anche un gran daffare per racimolare il denaro necessario alla missione, vendendo alcuni oggetti di famiglia su ebay e incassando un vecchio buono postale lasciatogli dalla nonna.
Riparò l'armatura, revisionò la moto e finalmente, ordinata ogni cosa, partì di nascosto dalla sorella avendo cura di abbandonare il cellulare.
Su un cinquantino grigio carico di zaino e bisacce lo seguiva, dopo aver salutato la madre con cui viveva, Sergio Zanca.

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