Capitolo 12

Del racconto che fece un fricchettone a quelli che stavano con Don Cyshiter

Finita che fu la medicazione, quando già Sergio Zanca pregustava un meritato riposo, un'automobile si avvicinò al rifugio della peculiare compagnie e un giovane fricchettone ne scese unendosi al resto dei suoi amici.
«Bella Pita, come butta?» Lo accolse uno della comitiva.
«Oh, raga, ma avete proprio staccato tutti i cell?
Non la sapete quella di Giò Berchetto?»
«Fa' un po' te, noi siamo in ritiro da tre giorni. Manco ti siedi intanto?»
«È morto, raga, stamattina. E dicono che è colpa di Marcella.»
«Definitivo.
Oh ma colpa, cioè in che senso?»
«'Spè' la roba più allucinante.
Che ha lasciato scritto che vuole essere cremato e che spargono le ceneri alla Stura di Lanzo, dove ha conosciuto Marcella. Il problema però è che i genitori stanno incazzati dibbrutto e ci fanno fare un funerale normale e lo portano nella tomba di famiglia.
Il suo amico Luca però, che sta incazzato dibbrutto pure lui, vuole invece fare come ha detto Giò e, siccome non può, ha invitato tutti a una commemorazione domani alla zona verde della Stura.
Facciamo tipo una preghiera a Madre Terra e ci facciamo sentire l'energia spirituale tutti insieme.
Oh, raga, è 'na roba veramente fichissima, io ci vado di fisso.»
«E ci andiamo tutti per forza, scherzi?» Dissero gli altri fricchettoni.

Don Cyshiter pregò il nuovo arrivato Pita di raccontargli chi fosse il giovane defunto e chi la ragazza.
Quegli rispose che Giovanni Berchetto era venuto a Torino dalla Campania per studiare al Politecnico, a suo dire un genio del corso di ingegnerie dei processi sostituibili.»
«Vorrete dire processi sostenibili
«Eh, appunto.» Proseguì il fricchettone. «Insomma, stava qui a fare l'università già da qualche anno.
Io l'ho conosciuto e era proprio un tipo a posto, anche se era figlio di papà. Scriveva pure poesie, una volta mi ha letto dei madornali che aveva scritto per Marcella.»
«Avrà composto dei madrigali.» Lo interruppe ancora Don Cyshiter, che non poteva soffrire le storpiature lessicali.
«O frà', e se non mi lasci parlare non finiamo più.»
«Perdonatemi amico, continuate la vostra storia che io non vi interromperò più.»
«Marcella invece è la figlia di un notaio di Torino, che i suoi vecchi stanno strapieni di soldi, però lei è una tipa davvero a posto e non si fa corrompere dalle trappole del capitalismo. Così sta spesso colle ragazze che giocolano in piazza e dorme spesso al centro sociale.
Il problema è che è una pezza di figa galattica ed è piena di tipi che la tampinano. Pure Giò infatti era entrato nella compagnia per andarle dietro, dopo che l'aveva conosciuta a una grigliata all'area verde della Stura.
Il problema però è che lei, oltre a essere strafiga, è della Straight Edge. Cioè, non proprio punk ma comunque niente droga e niente sesso occasionale. A dire il vero niente sesso proprio, qualcuno dice che è lesbica, ma fa meglio a non dirlo in giro sennò i tipi si ingrifano anche di più.
Insomma, ci sono così tanti che ci muoiono dietro a Marcella che hanno fatto pure un gruppo su facebook.»
«Pita, e dillo che sei iscritto pure tu.» Lo apostrofò un compagno.
Nel frattempo il ragazzo aveva srotolato un sacco a pelo in terra e si era accomodato con gli altri, mangiando qualche avanzo e contribuendo al consumo di alcolici.
«Insomma non mi stupirei se a un certo punto Giò, a furia di essere rimbalzato, ha cominciato a dare di testa; non sarebbe il primo.
Comunque domani magari sapremo qualcosa di più da Luca, che conosceva Giò meglio di tutti.»
Un silenzio di cordoglio aleggiò per qualche tempo sul bivacco, poi il fumo e le bevande conciliarono il sonno.
Il paladino propose di stabilire i turni di veglia per la guardia, ma siccome non trovò molto riscontro, si risolse a vegliare da solo quasi tutta la notte pregando Selune.

<= capitolo precedente  capitolo seguente =>

Nessun commento:

Posta un commento