Capitolo 11

Di quello che avvenne a Don Cyshiter con alcuni fricchettoni

Montati di nuovo in sella si aggirarono pigramente per le strade secondarie che attraversavano il parco fluviale del Po, accompagnati dallo scroscio del fiume e del volo degli aironi.
Don Cyshiter non sembrava intenzionato a tornare sulla più comoda strada statale e Sergio Zanca, combattuto fra il desiderio di trovare una sistemazione confortevole per la notte e la paura di incrociare la polizia, non fece nulla per deviare verso posti più frequentati.
Fame e stanchezza iniziarono a farsi sentire insieme alle zanzare, prima che il sole scendesse dietro le colline del Monferrato. Fu allora che scorsero fra gli alberi un bivacco di giovani campeggiatori.
Erano essi di quegli anticonformisti nonviolenti che ricercano l'armonia col prossimo e con Madre Natura. In quella manciata d'alberi a poche centinaia di metri dal traffico avevano trovato rifugio dalle costrizioni della società consumistica ed avevano ogni intenzione di passare lì la notte in allegra compagnia.
Non avrebbero quei fricchettoni potuto accogliere Don Cyshiter con maggiore cortesia. Sergio parcheggiò Sgommodura e lo scooter fra gli alberi e subito si unì al gruppo che imbandiva una tovaglia da picnic, unendo i propri panini al resto del banchetto fatto di pane, verdure crude, frutta e vari alcolici.
«Guarda, Sergio, quale abbondanza e quale fortuna attende gli avventurieri. Un pasto simile vale più del desinare in qualsiasi ristorante d'elevata caratura.»
«Lo credo bene. Pane e cacio è la cena dei campioni, non chiedo di meglio.»

Per un po' tutti restarono intenti ad ingozzare bocconi grossi come pugni. C'erano due grossi barilotti di birra che venivano continuamente spremuti per riempire i boccali, tanto che al termine del pasto erano vuoti e si stapparono i superalcolici.
Quando Don Cyshiter ebbe il ventre ben pasciuto, poggiò la schiena al tronco di un albero e guardando in cielo scorse la luna.
«Età fortunata il principio dei tempi quando la dea Selune e la gemella Shar erano ancora in armonia. Allora non esistevano conflitti e gli opposti danzavano in perfetta unione. Fu da questa armonia che nacquero tutti i corpi celesti, comprese la Terra e la luna, che è simbolo e omaggio alla dea.
Eppure allora la Terra era priva di vita. Il calore necessario alla fecondità arrivò solo insieme al conflitto fra le gemelle, fra luce e ombra. Solo grazie al sacrificio di Selune può risplendere il sole e solo attraverso la sofferenza di lei e Shar si è creata la trama della magia.
Ma se il mito ci insegna che non c'è vita senza sofferenza, è altrettanto vero che esiste uno scudo da questo male e questo scudo sono i paladini.»
Forse grazie al carisma del nostro paladino o forse grazie al fatto che qualcuno aveva tirato fuori marijuana e cartine, fatto sta che tutti stavano ad ascoltare Don Cyshiter, guardandolo trasognati fra un tiro di canna e l'altro.
«Ora è facile risposta dire che mi sto rifacendo a miti persi nel tempo e tutti sanno che non ci troviamo su Aber-Toril.
Eppure io vi chiedo: ponendo che esista un'entità di luce che voglia ispirare i cuori dei giovani ad un'indefessa lotta al male, quale scelta migliore che manifestarsi attraverso un giuoco dove essi possano imparare al contempo i valori dei paladini e le tattiche di combattimento?
È facile nascondersi dietro accidiose lamentele sul comportamento diffuso nel nostro mondo e nel nostro tempo, come se la condotta deviata del prossimo in qualche modo giustificasse i nostri errori o anche solo la nostra indolenza.
Oggi si parla di voler "fare la differenza" e in assenza di questa possibilità ci sentiamo esonerati da qualsivoglia impegno. Ma questa non è che una maschera per la codardia, giacché chiunque si ponesse al servizio di Selune come scudo per i deboli e faro per gli smarriti sarebbe investito del suo fulgore e della sua forza.
E se anche così non fosse, chiunque si esima dal contrastare le spire del Caos sappia che con la propria accidia si dichiara loro succube; che l'omissione sia di abbandonare una cartaccia in terra o di tacere il peggiore dei crimini, incorrerà nella mia giusta collera.»
Fu la semplice vista della luna, che nei libri di D&D è associata a Selune, ad ispirare in Don Cyshiter questo lungo ed inutile pistolotto, che avrei ben potuto tralasciare ma che invece riporto in quanto sadico moralista.
Taceva intanto Sergio ma non lasciava la bocca inattiva, occupato ora a bere ora a fumare.

Quando il monologo fu finito e con lui il primo giro di canne, uno dei fricchettoni disse:
«Vedi Paladino che facciamo del nostro meglio per combinare qualcosa di buono, chiedi al tuo amico Sergio qui, se non siamo generosi.
Ma proprio perché così non puoi dire che non ce l'abbiamo messa tutta, ti dedicheremo anche una canzone.
Vero Antonio?
Antonio è un cantautore.»
«Volentieri.» Rispose un ragazzo sulla ventina, dall'aspetto gentile.
Senza farsi pregare oltre si sedette su un tronco caduto e, accordata la sua chitarra, cominciò il suo canto:

«Ricordo che
In mezzo a mille ho trovato il più bel nido d’amore
Io mi sarei accontentato anche di un albergo ad ore.
Piscina, wi-fi,
Proprio come vuole lei.
Tutto perfetto, mi butto sul letto, mi slaccio il panciotto. vacanza col botto!


Penso che
Ci fai con lo specchio, perché ti stai a pettinare?
Già mi sto facendo vecchio e mi lascia ad aspettare.
Controlla il make-up
Io mi chiedo What-The-Fuck?!
Tutta perfetta, in posa si scatta, un video in diretta, con gli amici chatta.


Temo che
Forse non condividiamo la stessa idea di intimità
Pensavo che ci intendevamo però a volte chi lo sa
Crei un’immagine via web
Che non è quel che sei te.
Zitto di soppiatto, quasi fosse un misfatto, butto l’occhio ai social network.


Vedo che
Parli della tua vacanza in un posto molto chic,
Stai beccando molti like, quanti su un profilo VIP,
Ti gongoli e ti specchi
Nella camera da selfie.
Mi son rotto, non sbotto ma me ne vado quatto quatto.


Ho capito che
Filtri la tua esistenza dallo schermo del telefonino
Non percepisci la presenza della realtà che t’è vicino.
Prima di venir taggato
Meglio io sia dileguato,
Di sotto al gabbiotto tiro dritto, finché non ho le chiavi nel cruscotto.

- Figa com’è sono sicuro che l’abbia trovato subito un passaggio per tornare a casa o qualcuno che pagasse l’albergo. E invece quella lì, pensa, se l’è presa e mi ha tolto l’amicizia su facebook! -»

Così terminò la sua canzone il fricchettone e, quantunque Don Cyshiter lo pregasse di continuare, non lo permise Sergio Zanca, che aveva molta più voglia di dormire che di ascoltare canzoni.
«T'intendo e mi accorgo,» disse il paladino, «che le tue visite alle bottiglie e alle sigarette vogliono una ricompensa in sonno.
Prenditi pure il tuo comodo, ma alle persone della mia professione si addice più il vegliare sul sonno dei compagni che il dormire.
Prima però medicami ancora una volta.»
Obbedì Sergio e uno dei fricchettoni, vedendo la ferita, prese un unguento che portava con sé e ve lo applicò fasciando con molta diligenza. L'infermiere disse che in tal modo la ferita non avrebbe più dato problemi, e il tempo gli diede ragione.

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